d'Alfonso Perla
Il Sabìr, così denominato in riferimento alla lingua usata anticamente nel Mediterraneo, è un insieme unitario composto da diverse stoffe, vissute e ormai dismesse, dipinte con colori appositamente studiati. Ciascun “canovaccio” è un racconto compiuto ma aperto che conduce al successivo, a volte senza soluzione di continuità, altre in contrasto, a volte per magia. La composizione organica del Sabìr e al contempo la valorizzazione dei singoli canovacci, richiedono uno studio articolato e complesso che viaggia parallelamente all’azione pittorica. Fondamentale in questa fase è la tecnica acquisita, poiché l’assorbimento immediato della tinta non permette correzioni. Il lungo e delicato lavoro d'accostamento e di legatura, effettuato con garza sottile a intergrare lo spazio lasciato dalle "parole mancanti", intesse i frammenti e restituisce una narrazione compiuta. Il tempo è essenziale alla composizione: dalla prima scintilla creativa, il Sabìr non si svela fino al sorgere della seconda luna.
Se i Sabìr sono le trame del discorso principale, i Totem sono parole rimaste sospese. Lacerti di tessuti dipinti volutamente lasciati a margine, ricomposti poeticamente e ritmicamente, rifacendosi al gioco di allitterazioni e di slittamenti semantici propri della filastrocca. Nella tradizione italiana la filastrocca (fila la seta) è molto radicata e rievoca un mondo dove anziane sapienti e guaritrici le affidano un valore rituale dal potere magico ed apotropaico.
I frammenti dei tessuti rimasti dai Sabìr e dai Totem, raccolti lungo il cammino, sono combinati con spirito giocoso nella Ciaccerata... chiacchiere tra le vie, confidenze sull’uscio di casa, grida dai mercati, bisbiglii borbottii sussurri… una polifonia di voci e di suoni corre sul Mediterraneo e intreccia da sempre il destino delle sue genti. Un mosaico policromo che racconta i legami tra i venticinque paesi che si affacciano sulle sue acque.
Dame el mazal e etchame a la mar - Dammi la fortuna e gettami in mare
Il sabìr, dal catalano saber “sapere”, era la lingua franca utilizzata da pescatori, commercianti, pirati, schiavi, da Salonicco a Istanbul, da Valencia a Cagliari, da Genova a Tangeri. Idioma di mediazione, si sviluppò probabilmente nel Medioevo ed è sopravvissuto fino agli albori del ‘900. Gli ultimi studi definiscono questa lingua pidgin la più longeva di cui si ha notizia. Il sabìr aveva un lessico scarno ma preciso; composto da termini italiani, spagnoli, con influenze arabe, greche, portoghesi e turche. La grammatica era semplice, i tempi verbali limitati con uso prevalente dell’infinito e l'ordine delle parole molto libero. Alle tante classi di vocaboli mancanti, tra cui gli aggettivi possessivi, si suppliva attraverso un largo uso delle preposizioni. Rarissime le testimonianze scritte: il primo documento in sabìr risale al 1296, ed è il “Compasso da Navegare”, il più antico portolano relativo al bacino del Mediterraneo.
internetculturale.it, Biblioteca nazionale Marciana-Venezia, Giovanni Oliva, Carta nautica del Mediterraneo, fine XVI-inizio XVII secolo, cartografia a stampa, part.
Voci di scrittori, poeti e viaggiatori si trasformano in rotte di navigazione...
«Non c’è mare che non si adatti alla finestra.» Raùl Aceves
«Solo il mare se ne ricorderà» Isabelle Autissier
«Sempre il mare, uomo libero, amerai! Perché il mare è il tuo specchio; ... » Charles Baudelaire
«Conosco una cura per tutti i mali: l’acqua salata (...): sudore, o lagrime, o acqua di mare.» Kareen Blixen
«Il mare è un antico linguaggio che già non riesco a decifrare.» Jorge Luis Borges
«Fabbricare, fabbricare, fabbricare Preferisco il rumore del mare ... » Dino Campana
«Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima.» Jacques -Yves Cousteau
«Mare nostro che non sei nei cieli (...). Custodisci le vite, le visite cadute come foglie sul viale, fai da autunno per loro, da carezza, da abbraccio e bacio in fronte di madre e padre prima di partire» Erri De Luca
«Io amo come il mare ama la riva: dolcemente e furiosamente!» Federico De Roberto
«Io penso che il mare segni nel profondo e allo stesso identico modo l’animo di tutti i popoli che su di esso affacciano.» Joumana Haddad
«Quando non si ha niente, avere il mare - Mediterraneo - è molto. Come un tozzo di pane per chi ha fame.»
Jean-Claude Izzo
«Il mare non parlava per frasi ma per versi: ... » Jack Kerouac
«Da questo mar si parte lo mar che non comparte, ... » Brunetto Latini
«È bello seguire da terra quando il vento solleva grandi ondate sul mare la lotta di chi le contrasta: non perché piace vedere gente che corre pericoli ma solo per trarre conforto dal non soffrirne l'affanno.» Lucrezio
«La cultura e la storia vengono calate direttamente nelle cose, nelle pietre, nelle rughe sul volto degli uomini,nel sapore del vino e dell’olio, nel colore delle onde.» Claudio Magris
«Il cammino finisce a queste prode che rode la marea col moto alterno. Il tuo cuore vicino che non m’ode salpa già forse per l’eterno.» Eugenio Montale
«E ormai non c’è più differenza tra mare e terraferma. Tutto è ormai mare, un mare senza sponde.» Ovidio
«Era un piccolo porto, era una porta aperta ai sogni.» Umberto Saba
«... il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, ... » Giovanni Verga